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↓ Pensieri n. 37 (.docx 14,0 Kbyte)
——– Messaggio Inoltrato ——–
Oggetto: | [PensieriOAD] dal nostro orto |
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Data: | Sun, 10 Sep 2023 08:13:06 +0800 |
Mittente: | OAD Mission_Asia <pensierioad@gmail.com> |
A: | Missione OAD – Asia <luigik3@gmail.com> |
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Dall’orto…… alla tavola……………………. alla bocca
la deliziosa mostarda cinese.
Tutto diventa piu’ prezioso, o meglio, piu’ apprezzato, quando le cose sono rare.
Dal momento che a tavola superiamo sempre la quarantina, ci vuole mezz’aiuola di mostarda per volta.
Buon appetito.
Grazie al Signore,
grazie a tutti, P. Luigi
10/09
Preghiera
In tuo potere, Signore, sono le mie sorti. Non vedo infatti alcun merito per il quale tu dalla universale empietà del genere umano, mi abbia in modo particolare scelto per la salvezza; anche se presso di te c’è il giusto e occulto disegno della mia elezione, tuttavia io, che non conosco tale disegno, ho ricevuto in sorte la tunica del mio Signore. Liberami dalle mani dei miei nemici e da coloro che mi perseguitano. (En. in Ps. 30, I, 16)
Lettura
Pregare per i nemici
È cosa buona, e dobbiamo pregare affinché Dio ci liberi dalle mani dei nostri nemici. Ma dobbiamo capire che vi sono nemici per i quali dobbiamo pregare, e altri contro i quali dobbiamo pregare. I nostri nemici di questa terra, quali che siano, non devono essere odiati; quando un uomo vuole del male a colui che gli fa del male, ambedue diventano malvagi. Ma piuttosto il buono ami anche colui dal quale soffre il male, e così almeno uno solo sarà il malvagio. Il diavolo e i suoi angeli, ecco i nemici contro i quali dobbiamo pregare: costoro invidiano a noi il Regno dei Cieli; costoro non vogliono che noi ascendiamo là da dove essi sono stati scacciati: preghiamo che da costoro sia liberata la nostra anima. Infatti anche quando sono degli uomini ad accanirsi contro di noi, è perché sono divenuti loro strumenti. Per questo l’apostolo Paolo, ammonendoci su quanto dobbiamo essere prudenti contro i nemici, dice ai servi di Dio che subivano tribolazioni, cioè violenze, ingiustizie e inimicizie da parte degli uomini: Non dovete lottare contro la carne e il sangue, ossia contro gli uomini, ma contro i principi e le potestà e i reggitori dei mondo (Ef 6, 12).Di quale mondo? Del cielo e della terra? Niente affatto. Il reggitore di questo mondo altri non è che il Creatore. Allora che cosa chiama mondo? Quelli che amano il mondo. Infatti continua e spiega: quando dico del mondo, intendo di queste tenebre. Ma di quali tenebre se non dell’infedeltà e dell’empietà? Infatti anche agli infedeli e agli empi, divenuti fedeli e pii, così si rivolge l’Apostolo stesso: foste un tempo tenebre, ma ora siete luce nel Signore (Ef 5, 8). Il vostro combattimento dunque, egli dice, si svolge contro gli spiriti della malvagità che sono nei cieli, contro il diavolo e gli angeli suoi: non vedete i vostri nemici eppure li vincete. (En. in Ps. 30, II, d. 3, 2)
Per la riflessione
Quando invochi Dio perché opprima il tuo nemico, allorché vuoi godere per il male altrui e per questo invochi Dio, lo fai complice della tua malvagità. (En. in Ps. 39, 4)
Pensiero agostiniano
Prega anche tu contro la cattiveria del tuo nemico: muoia quella ed egli viva. (Sermo 56, 10.14)
Preghiera
Signore, la meditazione del mio cuore sarà sempre al tuo cospetto: la meditazione del mio cuore non ha per scopo di piacere agli uomini, perché è già annientata la superbia; ma è sempre al tuo cospetto, perché tu scruti la coscienza pura. (En. in Ps. 18, I, 15)
Lettura
L’amore per il prossimo
Dice appunto il suo secondo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22, 39). Ora tu ami te stesso utilmente, se ami Dio più di te. Ciò che dunque tu fai con te, bisogna che lo faccia con il prossimo, e questo perché anch’egli ami Dio con un amore perfetto. In effetti, non lo ami come te stesso, se non t’adoperi per condurlo a quel bene al quale tu stesso tendi, poiché è il solo bene che, per quanti vi tendano insieme a te, non soffre diminuzione. Da questo precetto nascono i doveri nei confronti della comunità umana, nei quali è difficile non errare. Prima di tutto però dobbiamo agire in modo da essere benevoli, cioè dobbiamo astenerci da ogni malvagità, da ogni inganno nei confronti dell’uomo. Chi infatti è più prossimo all’uomo dell’uomo stesso?
Senti anche ciò che dice Paolo: L’amore non fa nessun male al prossimo (Rom 13, 10). Mi servo di testimonianze molto brevi, ma, se non mi inganno, idonee e soddisfacenti per il mio caso. Chi ignora infatti quante parole e di quale autorità ci sono in quei libri, sparse per ogni dove, sulla carità verso il prossimo? Ma poiché contro l’uomo si pecca in due maniere, nell’una quando gli si fa torto, nell’altra quando non lo si aiuta, pur potendolo fare, e siccome sono le stesse maniere per le quali gli uomini sono giudicati cattivi, in quanto nessuna delle due è usata da chi ama, ciò che intendiamo dire lo dimostra a sufficienza questa sentenza: L’amore non fa nessun male al prossimo. E se non possiamo pervenire al bene che desistendo dall’operare il male, questi atti con i quali amiamo il prossimo sono come l’infanzia dell’amore di Dio, di modo che, siccome l’amore non fa nessun male al prossimo, da qui eleviamoci a ciò che è stato detto: Sappiamo che tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano Dio (Rom 8, 28). (De moribus Ecclesiae cath. I, 26.49-50)
Per la riflessione
Non dobbiamo abbandonare impunemente e crudelmente alla loro cattiva volontà coloro che amiamo, ma, se ne abbiamo la possibilità, dobbiamo tenerli lontani dal male e costringerli al bene. (Ep. 173, 2)
Pensiero agostiniano
Tutti siamo prossimi per la condizione della nascita terrena; ma anche fratelli per la speranza della celeste eredità. (En. in Ps. 25, II, 2)
Preghiera
O eterna verità e vera carità e cara eternità, tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. (Conf. VII, 10.16)
Lettura
La carità canta il cantico nuovo
Sta scritto: O Dio, ti canterò un cantico nuovo; salmeggerò a te sul salterio a dieci corde (Sal 143, 9). Il salterio a dieci corde è – lo si comprende – i dieci comandamenti della legge. Quanto al cantare e al salmeggiare è, di solito, occupazione di persone innamorate. Se infatti l’uomo vecchio è nel timore, il nuovo è nell’amore (Col 3, 9). In tal modo distinguiamo anche due Testamenti, il vecchio e il nuovo: Testamenti che l’Apostolo dice figurati allegoricamente già nei figli di Abramo, nati uno dalla serva e l’altro dalla donna libera. Dice: Essi sono i due Testamenti (Gal 4, 22s).Ora la schiavitù ha pertinenza col timore, la libertà con l’amore. Dice l’Apostolo: Non avete ricevuto di nuovo uno spirito di servitù nel timore, ma avete ricevuto lo Spirito dell’adozione filiale, nel quale gridiamo: Abbà, Padre (Rom 8, 15). Dice pure Giovanni: Il timore non è nella carità, ma la carità, quando è perfetta, caccia via il timore (1Gv 4, 18). La carità dunque canta il cantico nuovo. Il timore servile, viceversa, qual è posseduto dall’uomo vecchio, può sì avere il salterio a dieci corde, in quanto anche ai giudei carnali fu data la legge compendiata nei dieci comandamenti, ma con essa non può cantare il cantico nuovo. È infatti sotto la legge e non è in grado di adempiere la legge. Tiene in mano lo strumento, ma non lo usa, e viene appesantita, non abbellita, dal salterio. Colui che, invece, è sotto la grazia e non sotto la legge adempie la legge, e questa non gli è un peso, ma un pregio: non è il tormento di colui che teme, ma l’ornamento di colui che ama. Acceso infatti dallo Spirito di amore, canta ormai il cantico nuovo col salterio a dieci corde. (Sermo 33, 1)
Per la riflessione
Chi non vuol cantare in unione con tutta la terra non si stacca dall’uomo vecchio, non canta il cantico nuovo né salmeggia con il salterio a dieci corde. (Sermo 33, 5)
Pensiero agostiniano
Fratelli, non badate soltanto al suono: quando lodate Dio, lodatelo con tutto l’essere: canti la voce, canti la vita, cantino le opere. (En. in Ps. 148, 2)
Preghiera
Tienici, Signore, stendi le tue ali e ci rifugeremo sotto di esse. Sii tu la nostra gloria! (Conf. X, 36.59)
Lettura
Con la sua forza Cristo ci ha creati, con la sua debolezza Cristo ci ha ricreati
La forza di Cristo ti ha creato, la debolezza di Cristo ti ha ricreato. La forza di Cristo ha chiamato all’esistenza ciò che non era, la debolezza di Cristo ha impedito che si perdesse ciò che esisteva. Con la sua forza ci ha creati, con la sua debolezza è venuto a cercarci.
E’ con la sua debolezza che egli nutre i deboli, come la gallina nutre i suoi pulcini: egli stesso del resto si è paragonato alla gallina: Quante volte – dice a Gerusalemme – ho voluto raccogliere i tuoi figli sotto le ali, come la gallina i suoi pulcini, e tu non l’hai voluto! (Mt 23, 37). Non vedete, o fratelli, come la gallina partecipa alla debolezza dei suoi pulcini? Nessun altro uccello esprime così evidentemente la sua maternità. Abbiamo tutti i giorni davanti agli occhi passeri che fanno il nido; vediamo rondini, cicogne, colombe fare il nido; ma soltanto quando sono nel nido, ci accorgiamo che sono madri. La gallina, invece, si fa talmente debole con i suoi piccoli, che, anche quando i pulcini non le vanno dietro, anche se non vedi i figli, ti accorgi che è madre. Le ali abbassate, le piume ispide, la voce roca, in tutto così dimessa e trascurata, è tale che, anche quando – come ho detto – non vedi i pulcini, t’accorgi tuttavia che è madre. Così era Gesù, debole e stanco per il cammino. Il suo cammino è la carne che per noi ha assunto. Perché, come potrebbe muoversi colui che è dovunque e che da nessuna parte è assente? Se va, se viene, se viene a noi, è perché ha assunto la forma della carne visibile. Poiché dunque si è degnato di venire a noi apparendo in forma di servo per la carne assunta, questa stessa carne assunta è il suo cammino. Perciò stanco per il cammino, che altro significa se non affaticato nella carne? (In Io. Ev. 15, 6-7)
Per la riflessione
Pertanto tutti coloro che in Cristo vengono rinnovati e cominciano ad essere partecipi della vita eterna, cantano il cantico nuovo.E questo è un cantico di pace, un cantico d’amore. (En. in Ps. 149, 1-2)
Pensiero agostiniano
La carità loda il Signore, la discordia lo bestemmia. (En. in Ps. 149, 2)
Preghiera
Il mio bene è l’unione con Dio (Sal 72, 28),poiché, se non rimarrò in lui, non potrò rimanere neppure in me. Egli invece rimanendo stabile in sé, rinnova ogni cosa (Sap 7, 27). Tu sei il mio Signore, perché non hai bisogno dei miei beni (Sal 15, 2). (Conf. VII, 11.17)
Lettura
L’amore rende dolce ogni fatica
L’amore rende assolutamente facili e riduce quasi a nulla le cose più spaventose ed orrende. Quanto dunque la carità rende più sicuro e più facile il cammino verso l’acquisto della vera felicità, mentre la cupidigia, per quanto lo può, rende facile il cammino alla miseria! Quanto facilmente si sopporta qualsiasi avversità temporale per evitare l’eterno castigo e acquistare l’eterno riposo! Non a torto l’Apostolo, strumento scelto da Dio, con gran gioia disse: Le sofferenze del tempo presente non hanno assolutamente un valore proporzionato alla gloria che si manifesterà in noi (Rom 8, 18). Ecco perché ciò rende soave il giogo e leggero il peso. E anche se esso è difficile da portare per i pochi che lo scelgono, è facile per tutti quelli che amano. Dice il Salmista: A causa delle parole delle tue labbra ho battuto vie faticose (Sal 16, 4). Ma le cose che sono aspre per coloro che provano affanno, si addolciscono per quelli che amano. Per un disegno della divina bontà è quindi avvenuto che l’uomo interiore, che si rinnova di giorno in giorno, non vivesse più sotto la Legge, ma ormai sotto la grazia, liberato dal peso d’innumerevoli osservanze, ch’erano davvero un giogo gravoso, ma giustamente imposto a quelle dure cervici; e che in virtù della gioia interiore e grazie alla facilità proveniente da una sincera fede, da una ferma speranza e da una santa carità, divenisse leggera ogni difficoltà apportata dal principe [di questo mondo] ch’è stato buttato fuori. (Sermo 70, 3)
Per la riflessione
Per quanto possano essere crudeli le persecuzioni di questo mondo, non v’è nulla di più vero di quello che gli angeli proclamarono alla nascita del Signore: Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. (Lc 2, 14)
Pensiero agostiniano
Tutto ciò ch’è penoso nei precetti, lo rende dolce la carità. (Sermo 96, 1)
Preghiera
O Signore, tu sei dolce e mite! Sei mite perché mi sopporti. A causa della mia malattia io tendo a dissiparmi. Curami e avrò stabilità! Rafforzami e sarò saldo. Ma, finché non mi renderai così, sopportami, perché tu, Signore, sei dolce e mite. (En. in Ps. 85, 7)
Lettura
Dio ha promesso il perdono a chi si corregge
Dolce e retto è il Signore (Sal 24, 8). Se lo ami perché è dolce, devi temerlo perché è retto. In quanto è mansueto dice: Ho taciuto;ma in quanto è giusto aggiunge: Forse che sempre tacerò? (Is 42, 14 [LXX]). Il Signore è misericordioso e benigno. Certamente. Aggiungi: longanime, e ancora: molto misericordioso,ma tieni conto anche di ciò che è detto alla fine del testo scritturale, cioè verace (Sal 85, 15). Allora infatti giudicherà quanti l’avranno disprezzato, egli che adesso sopporta i peccatori. Forse che disprezzi le ricchezze della sua bontà, della sua pazienza, della sua longanimità, non comprendendo che questa bontà di Dio ti spinge solo al pentimento? Con la tua ostinatezza e con il tuo cuore impenitente accumuli sul tuo capo l’ira per il giorno dell’ira, quando si manifesterà il giusto giudizio di Dio, il quale renderà a ciascuno secondo le sue opere (Rm 2, 4-6). Il Signore è mansueto, il Signore è longanime, è misericordioso; ma è anche giusto, è anche verace. Ti dà il tempo di correggerti; ma tu fai assegnamento su questa dilazione, senza impegnarti a correggerti. Ieri sei stato cattivo? oggi sii buono. Anche oggi sei caduto nel male? almeno domani cambia. Tu invece rimandi sempre e ti riprometti moltissimo dalla misericordia di Dio, come se colui che ti ha promesso il perdono in cambio del pentimento, ti avesse anche promesso una vita molto lunga. Che ne sai cosa ti porterà il domani? Giustamente dici in cuor tuo: Quando mi correggerò, Dio mi perdonerà tutti i peccati. Non possiamo certo negare che Dio ha promesso il perdono a chi si corregge e si converte; è vero, puoi citarmi una profezia secondo cui Dio ha promesso il perdono a chi si corregge; non puoi, però, citarmi una profezia secondo cui Dio ti ha promesso una vita lunga. (In Io. Ev. 33, 7)
Per la riflessione
Gli uomini corrono due pericoli contrari, ai quali corrispondono due opposti sentimenti: quello della speranza e quello della disperazione. (In Io. Ev. 33, 8)
Pensiero agostiniano
È mite colui al quale per tutto il bene che fa non piace se non Dio e per tutto il male che subisce non dispiace Dio. (Sermo 81, 5)
Preghiera
Ti supplico, o Dio, dal quale uscire è morire, al quale avviarsi è tornare a vivere, nel quale abitare è vivere. (Sol. I, 1, 3)
Lettura
Che vuol dire: Chi non odia la propria vita…
I genitori non devono adirarsi contro il Signore che ci ordina di odiarli, dal momento che la medesima cosa ci viene ordinata riguardo all’anima nostra (Lc 14, 26). Poiché, allo stesso modo che ora ci viene ordinato di odiare l’anima e i genitori per amore di Cristo, così può applicarsi molto bene anche ai genitori ciò che in un altro passo il Signore dice dell’anima: Chi ama la propria anima, la perderà (Gv 12, 25). Dirò anzi senza esitazione: “Chi ama i propri genitori, li perderà”, poiché riguardo all’anima usò in quel passo odierà come in questo perderà. Ma questo precetto di “perdere” la nostra anima non significa che dobbiamo ucciderci, cosa che sarebbe un delitto imperdonabile, ma significa che dobbiamo estirpare dall’anima l’affetto carnale, impedimento, questo, per la vita futura, a causa del quale si ama la vita presente: questo infatti vuol dire l’espressione evangelica “odierà la propria anima” e “la perderà”; ma ciò si compie amando, dal momento che nel medesimo precetto (Cristo) ricorda molto chiaramente il frutto che consiste nel guadagnare la propria anima, dicendo: Chi l’avrà perduta in questo mondo, la troverà per la vita eterna. Allo stesso modo, con tutta ragione, dei genitori si può dire che, se uno li ama, li perde non già uccidendoli come fanno i parricidi, ma in modo che chi li ama, animato da spirito di pietà e di fede, colpisca con la spada della parola di Dio e uccida il loro affetto carnale, col quale tentano d’impastoiare se stessi e i propri figli nei lacci del mondo, e faccia vivere in essi il vero amore cristiano in virtù del quale sono fratelli e insieme coi loro figli temporali riconoscono come genitori eterni Dio e la Chiesa. (Ep. 243, 5)
Per la riflessione
Ti ama meno chi ama altre cose con te senza amarle per causa tua. (Conf. X, 29.40)
Pensiero agostiniano
Vuoi essere sempre contento? Aderisci a colui che è eterno. (In Io. Ev. 14, 2)
Preghiera
(O buon Gesù) volgi lo sguardo alla moltitudine dei vergini: santi fanciulli e sante fanciulle. Questa categoria di persone è sorta nella tua Chiesa. (De sancta virginitate 36, 37)
Lettura
Seguire Cristo-Agnello
Avanti, o santi di Dio, fanciulli e giovinette, uomini e donne, celibi e nubili! Continuate con perseveranza sino alla fine! Lodate il Signore, tanto più dolcemente quanto più intensamente pensate a lui. Sperate in lui con tanta più felicità quanto maggiore è lo zelo con cui lo servite. Tanto più ardente sia il vostro amore per lui quanto maggiore è la cura nel piacergli. Con i fianchi cinti e le lampade accese aspettate il Signore al suo ritorno dalle nozze. Nelle nozze dell’Agnello voi cantate un cantico nuovo, accompagnandovi con le vostre cetre. Certamente non sarà, quel canto, lo stesso che canterà la terra intera, a cui si dice: Cantate al Signore un cantico nuovo; cantate al Signore, o terra tutta! (Sal 95, 1)Sarà un canto che nessuno potrà cantare se non voi. Così infatti vi ha visti nell’Apocalisse colui che più degli altri fu amato dall’Agnello, colui che era solito posare il capo sopra il suo cuore e sorbiva, per poi effonderle agli altri, le meraviglie sovrumane del Verbo di Dio. Questo veggente vi contemplò in numero di centoquarantaquattromila santi citaredi, contraddistinti da verginità illibata nel corpo, da inviolata verità nel cuore; e di voi scrisse che seguite l’Agnello dovunque egli vada(Ap 14, 1s). Dove pensiamo che vada questo Agnello, che nessuno osa o riesce a seguire, se non voi? Dove pensiamo che vada? In quali pascoli o in quali prati? Là – penso – dove sono pascoli le gioie celesti: non le gioie vuote o le follie ingannatrici di questo mondo, e nemmeno le gioie che nel Regno di Dio saranno concesse agli altri, non vergini, ma gioie diverse da tutte le altre. La gioia delle vergini di Cristo, da Cristo, in Cristo, con Cristo, al seguito di Cristo, per mezzo di Cristo, in ordine a Cristo.
Per la riflessione
Ama la bontà di Dio, temi la sua severità: tutt’e due ti impediranno d’essere superba. (De sancta virginitate 38, 39)
Pensiero agostiniano
Tu sappi soltanto che hai un Capo che ti ha già preceduto in cielo. Ti ha lasciato una via per la quale seguirlo, dirigiti verso di lui. (Sermo 4, 37) —
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